lunedì 18 marzo 2024

NUOVA VITA A VECCHIE COSE

    Mentre stavo riordinando la soffitta per eliminare gli oggetti che non aveva più senso conservare, ho trovato un pannello di multistrato da un lato rivestito di sughero, una carta da parati popolare negli anni '80.



    Quel pannello lo usavo per coprire una stufa a metano nella mia precedente casa quando non veniva utilizzata durante l'estate.

 

    L'avevo conservato per il legame affettivo che nutrivo verso quel sughero, ma anche perché ero certo che un giorno mi sarebbe servito per altri usi.
Con quella carta di vero sughero avevo rivestito alcune pareti nella mia vecchia abitazione. 

Prima fase di lavorazione

    Al momento di buttarlo intervenne la vocina del Riciclatore che mi suggerì di trasformarlo in qualcosa di nuovo.

     Quel vecchio pannello, a forma di "u", di circa un metro quadro di superficie, ha subito la metamorfosi, trasformandosi in due porta-ciocchi per il camino della casa in montagna.

 

Dimensioni: 25x25x32 circa. Manici in corda e bambù.

 

lunedì 24 agosto 2020

LA FONTANA VERDE






Questa è la terza fontana della casa, manca la quarta che devo ancora costruire. Quando la ristrutturazione del “rudere” sarà terminata ogni componente della famiglia ne avrà una dedicata.

La pietra di questa fontana proviene dai monti del cuneese e ha una lunga storia. Fino ad una ventina di anni fa era nel letto di un torrente. Ma a causa di un guasto a un modem il destino ha voluto che diventasse una fontana.

A quei tempi mi occupavo di reti informatiche in aziende sparse sul territorio piemontese: banche, comuni, fabbriche, alberghi ecc. Un giorno feci un intervento in un piccolo albergo in provincia di Cuneo. Era una specie di rifugio in fondo a una valle, quasi al confine con la Francia.
Quando facevo interventi fuori dai centri abitati, e non potevo rientrare per pranzo, mi portavo un panino che consumavo sul posto, così feci quel giorno. 
Non ricordo bene ma doveva essere una splendida giornata perché decisi di fare pausa pranzo sulla riva di un torrente. Lasciai l'auto nelle vicinanze e andai a mangiare il panino seduto su un sasso vicino all’acqua.  Mentre mangiavo, un po' distante da me, notai qualcosa di chiaro che luccicava sopra un altro sasso. Quando terminai di mangiare avevo ancora una buona mezz'ora di tempo che avrei voluto utilizzare per sdraiarmi all'ombra e chiudere gli occhi, ascoltando la musica dell'acqua che briosa scendeva a valle. Ma prima di fare questo andai a curiosare cosa fosse quel luccichio. Era il riflesso della lama di un bellissimo coltello da pescatore, di quelli che si aprono e chiudono con una sola mano, che fermava un pezzo di carta oleata appoggiata sulla pietra. Probabilmente l'aveva dimenticato qualcuno che era stato lì a pescare.
  La pietra affiorava per metà dalla sabbia dove il torrente faceva una piccola ansa.   Spiccava da tutti gli altri sassi per il colore: un verde che con l'acqua sembrava brillante. In più, come si nota nella foto, era levigata con delle particolari venature in rilievo.
 

 Molti sanno che ho un particolare interesse per le pietre. Quella era troppo bella e non potevo certo andar via senza fare un tentativo: caricarla in macchina per ricavarne una fontana.
Provai a muoverla. Niente! Era ben ancorata nella sabbia bagnata.
Nell'auto ho sempre l'attrezzatura necessaria per tirar fuori la macchina da qualche eventuale affossamento.


Cominciai a scalzarla tutt’intorno finché iniziò a muoversi. Quando riuscii a tirarla fuori dalla sabbia, ormai avevo già sforato sull’orario di pausa, ma non potevo lasciarla lì dopo tutta la fatica. Anche se pesava circa settanta chili, la feci rotolare fino alla macchina. Ma come alzarla per caricarla?
Tra le attrezzature che avevo nel bagagliaio c’erano anche delle corde e un segaccio a doppia dentatura, che quella volta mi sono stati molto utili. Tagliai dei rami, li legai a formare una specie di zattera che usai come scivolo e, aiutandomi con un'altra corda a mo’ di carrucola legata al divisorio dell'abitacolo, la feci salire nel bagagliaio. Così arrivò nel mio garage-laboratorio.

A differenza di quello che si può pensare una pietra dura è più facile da lavorare rispetto ad una morbida perché è meno facile danneggiarla. Anche se questa è una via di mezzo fra l’arenaria e la quarzite non era molto dura e, per evitare che si spaccasse, dovetti lavorarla con molta cautela: sarebbe stata una delusione romperla dopo tutta la fatica per farla arrivare in laboratorio.
Una volta terminata per una decina di anni l’ho tenuta nascosta: volevo dedicarla a mia moglie e farle una sorpresa quando avrei avuto pronto il posto dove piazzarla. 
Come ho detto, nutro un certo interesse verso le pietre e a volte le tratto come esseri viventi.  Non credo di averle creato disagio togliendola dal torrente: nell'acqua era e nell'acqua è finita. Prima l’acqua le passava intorno adesso dentro. E a volte le procuro anche un po’ di vecchia compagnia: le appoggio sopra il coltello da pescatore così com’era nel torrente. 
 

mercoledì 20 maggio 2020

IL FIORARMADIO



Mi piace  conoscere le piante e convivere con loro, non solo perché ci forniscono ossigeno, frutta, legna e altri derivati indispensabili alla nostra sopravvivenza. Amo le piante anche perchè sono capaci di organizzarsi come collettività meglio di noi esseri umani.

Quando ancora non avevo un pezzo di terra dove sfogare la mia passione per le piante, avevo costruito delle fioriere sui balconi di casa in città. Oltre a piante estetiche, come glicine e gelsomino, avevo piantato qualche alberello da frutta.

Dal giorno in cui ho avuto la possibilità  di occuparmi di un frutteto di quattromila metri quadri e un centinaio di metri di orto, alcune fioriere erano diventate superflue. Qualche anno fa ne ho smontate alcune.



In questo periodo, nella fase "tutti a casa" a causa del Covid-19, nelle belle giornate lo spazio liberato nei balconi è stato molto utile.

Nonostante le fioriere fossero rimaste colme di terra per una quindicina di anni, una volta smontate mi ero accorto che il legno (pino nodoso), grazie a una buona coibentazione, era ancora in ottimo stato e non  l'ho buttato.

In uno dei balconi di casa avevo un vecchio armadio in truciolato, residuo della stanza dei miei figli. Il truciolato cominciava a manifestare i segni dell'usura: impiallacciatura che si staccava, legno gonfio (dove si era bagnato), e cerniere dalle quali cominciavano a cedere le viti. Non potevo certo farmi scappare questa occasione! Non ridare vita a quel legno di pino avrebbe leso la mia reputazione di Riutilizzatore!






Le fioriere, non finite nel cimitero delle morti precoci bensì nel "purgatorio" (il mio magazzino), ora sono resuscitate sotto altra forma.


Con una leggera passata di carta vetrata e una mano di impregnante all'acqua il legno di pino è tornato come nuovo.

Ora, ogni volta che lo guardo, sento che mi dice: "Sono fiero dell'esperienza di aver vissuto una vita precedente. Se è possibile vorrei essere chiamato Fiorarmadio".



 

mercoledì 22 aprile 2020

PICCOLI LAVORI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

1,5 mq

È tempo che mi dedichi nuovamente ad aggiornare questo blog e documentare l'evoluzione dei lavori nel “Rudere”.
Certo non immaginavo di doverlo fare per occupare del tempo mentre scontavo la “condanna” del virus.

Piuttosto direi che è lì nel Rudere che vorrei trovarmi in questi giorni. Invece, con il decreto Tutti a casa, sono rimasto bloccato in città senza alcuna attività fisica oltre quelle domestiche di aiuto a mia moglie. 







Purtroppo, per liberare il garage dove ho costruito la maggior parte degli arredi e riutilizzarlo per l’auto, avevo trasferito in un locale del Rudere tutti i materiali rimasti, quindi nemmeno lì posso fare qualcosa. 

Per fortuna in casa ho un piccolo angolo-laboratorio nel quale posso realizzare qualche lavoro di bricolage di questo genere. 

“Tutti riceviamo la vita come se fosse un cesto vuoto. Spetta a ciascuno scegliere i frutti con cui riempirlo.”
Django 
 

Ma come vedete non sono solo. Ho un giovane apprentista incisore.















 Incisione completata.

Il testo di questa incisione è nato dalla risposta data a  un mio amico che mi aveva fatto questa domanda:
Cosa vuoi che possa  fare io per la collettività? Sono una goccia in un oceano!


Se riempi  il cesto di buoni frutti, quella goccia non sarà più in un oceano ma diventa l’oceano”.